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  di Cesare Damiano

“Noi vogliamo unire, e così vincere” scrive Andrea Orlando nella sua Mozione congressuale. Sinistra PD condivide questo presupposto. Per questo è nata, come area del Partito Democratico. E per questo appoggia Orlando nella sua corsa alla Segreteria Nazionale.
Sinistra PD nasce dalla presa d’atto delle numerose divaricazioni cui non abbiamo – come unico grande partito di centrosinistra di questo Paese – fatto fronte con vigore sufficiente. In primo luogo, quella divaricazione sociale tra la moltitudine crescente di chi si sente sempre più escluso e i pochi che accumulano privilegi sempre più estesi. E tra coloro che si sentono esclusi, in particolare, non abbiamo avuto la capacità di offrire una prospettiva realistica alle generazioni più giovani. Da loro è venuto un corale “No” al referendum istituzionale. Loro per primi non hanno creduto a quello che – come rileva Orlando – è stato, per vent’anni, un caposaldo del centrosinistra: l’idea che “una democrazia meglio funzionante avrebbe ricucito, da sola, lo strappo tra cittadini e istituzioni”. Quest’idea – non di Renzi, sia chiaro, ma che quest’ultimo ha tentato di portare a compimento – non ha funzionato. La questione della personalizzazione del referendum del 4 dicembre esiste, è stata un grande errore, ma non spiega tutto. Si è anche parlato loro con un linguaggio sbagliato. Dire “mandiamo a casa un po’ di politici”, “riduciamo i costi della politica” significa adottare le espressioni di chi alimenta il proprio consenso sfruttando la pulsione all’antipolitica. Non si ruba il linguaggio all’avversario politico senza offrirgli consenso gratuito. E, siccome non esiste un populismo di sinistra, si è finito per portare l’acqua al qualunquismo grillino e alle destre.
Il populismo è divisivo. Indica dei “nemici”, dei “colpevoli”. Indica delle soluzioni facili, semplicistiche. Rabbiose e consolatorie a un tempo. Crea l’illusione che “separandosi”, alzando muri, rifugiandosi in confini chiusi, nel protezionismo, nell’individualismo si possa uscire da una situazione critica, resa ancor più angosciosa dalla sua dimensione globale.
Lo abbiamo fatto nel linguaggio e nelle politiche. Ad esempio, affidare il riavvio dell’economia a una riforma del mercato del lavoro come il Jobs Act ne è la dimostrazione. Una riforma che offriva garanzie assai esili ai lavoratori e generose ma  di brevissimo respiro alle imprese.
E abbiamo, così, subìto severe sconfitte alle elezioni amministrative come al referendum istituzionale. Se continueremo su simili registri perderemo ancora. E, alla fine, sarà il Paese tutto a perdere, strangolato dalle non-soluzioni dei nostri avversari che, continuando così, prevarranno. Qualche piccolo aggiustamento nel linguaggio non cambierà questa realtà.
Sinistra PD sostiene Andrea Orlando che si candida a “costruire un nuovo centrosinistra, di cui un PD forte e plurale sia il perno”. Condividiamo la prospettiva che espone, quella di un centrosinistra che torni a parlare ai deboli e agli esclusi. Condividiamo la sua idea di Partito, in cui gli iscritti e le articolazioni territoriali tornino a contare e non siano solo dei “comitati elettorali” da convocare all’occorrenza e ignorare il resto del tempo. Questo non è un ritorno al passato, al “vecchio” tanto esecrato. Questa è la chiave del futuro di qualsiasi forma politica che si voglia attribuire il sostantivo “sinistra”.

Cesare Damiano

Cesare Damiano

Deputato

Eletto in Piemonte, è Presidente della XI Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato). È stato ministro del Lavoro nel secondo Governo Prodi. In precedenza, dirigente sindacale nella Fiom-Cgil e nella Cgil.

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